Il mercante di luce parla spesso di amore: quello di un padre verso
il proprio figlio; l’amore per la vita, che coincide con quello per la
letteratura greca; infine, quel sentimento che Marco non ha avuto il tempo di
provare, ma che comprende e percepisce comunque, semplicemente leggendo Saffo. Le
lezioni di vita hanno inizio dalla tragedia perché tutte le cose più grandi che l’uomo abbia mai scritto nei secoli
nascono da lì (sembra quasi di sentire l’eco delle Memorie di Adriano: quasi
tutto quel che gli uomini han detto di meglio è stato detto in greco). Ed è
proprio nel protagonista di una tragedia che si rispecchia Quondam: egli è come
Aiace, è circondato da personaggi portatori degli stessi nomi e delle stesse
caratteristiche di quelli che attorniavano l’eroe greco. I sentimenti e i
valori presenti nella letteratura ellenica sono i sentimenti e i valori di
padre e figlio, emblemi, rispettivamente, dell’eroe tragico e dell’eroe lirico.
La mia diversità dal mondo è un sigillo a
fuoco. L’eroe tragico perde, perde sempre, afferma Quondam. E così, perde
di fronte alla corruzione, all’ignoranza, all’ipocrisia di Ulisse Ruiz, lontano
anni luce dagli ideali del protagonista, letteralmente innamorato di ciò che
insegna, perché insegnare greco significa
specchiarsi nell’universo. Ma questo non è sempre valido, non è vero per i
troppi Ruiz che riempiono scuole e università a discapito dei Quondam, che,
invece, costituiscono luci di speranza nella sopravvivenza dell’Istruzione e
della Scuola (quelle scritte con l’iniziale maiuscola). L’eroe tragico perde,
ma non sempre, non se viene salvato da un eroe lirico; non è solo il padre a
lasciare una luce al figlio: in queste pagine avviene uno scambio di doni, è
descritta una salvezza reciproca, che allontana la paura di vivere.
Nicoletta Anastasia Deni,
IV A
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