mercoledì 24 gennaio 2018

Donne per la pace

È facile svegliarsi ogni mattina, guardare il cielo e sorridere, sentirsi partecipi di un nuovo giorno, bello o brutto che sia. È piacevole svegliarsi, uscire di casa e vivere. É bello sentire il cuore martellare nel petto, le emozioni esplodere sotto la pelle e le parole scivolare liberamente dalle labbra. Tutto sembra così scontato e normale, tant'è che spesso non ci chiediamo nemmeno come siamo arrivati a tutto questo, ci limitiamo ad accettare il nostro destino senza cambiarlo. Ci lamentiamo davvero tanto, ma nessuno muove un dito per cambiare le cose... Ma di cosa ci lamentiamo? Di quello che abbiamo e per cui altri hanno lottato. Vorremmo sempre di più, vorremmo l'impossibile, anche a costo di sottrarlo alle persone che ci circondano. Dicono che la storia non serva a niente, ma nessuno si rende conto che la storia siamo noi stessi, noi che anche con una sola parola cambiamo in qualche modo il mondo, il tempo. Nessuno si pone più delle domande, nessuno si lascia invadere da quella curiosità che ha portato delle persone speciali a compiere grandi cose. E così una mattina io, Natasha Evans, alla tenera età di 83 anni, mi sono affacciata alla finestra e ho guardato il mondo. Ne ho viste di generazioni scorrermi davanti agli occhi, ne ho viste di ragazze crescere, cambiare e lottare! Anni fa nessuna donna si sarebbe immaginata di poter raggiungere certi traguardi... Sono libere, belle e libere. Non si lasciano condizionare dai giudizi, ma continuano per la loro strada. Non hanno paura di esprimere le loro opinioni e di coltivare i loro sogni. Ma nessuna di loro sa che questo atteggiamento può portarle a fare grandi cose, a spezzare quei fili della società che in qualche modo le definisce ancora, nonostante tutto, delle figure deboli. E non sanno che tante altre donne, prima di loro, hanno fatto lo stesso. Hanno lottato, hanno donato la loro stessa vita pur di cambiare il mondo. Ed è così che quella stessa mattina sono tornata indietro, ho ripercorso passo dopo passo la storia fino ad arrivare ad oggi, fino a fermarmi in quel punto indefinito che tutti chiamano futuro.

Antica Grecia... Ricordo ancora questa parte della storia che fin dalla mia giovane età mi ha affascinata. Le donne erano viste come esseri inutili, quasi come un peso, ma Aristofane in una sua commedia arrivò ad immaginare che fossero loro, proprio loro a porre fine ad una delle tante guerre tra le città greche. Dopo lo scoppio di una guerra che stava causando disperazione e sofferenze tra la popolazione, donne di città diverse avrebbero deciso di incontrarsi per discutere su come costringere gli uomini a far cessare le ostilità. Ma ciò che in Aristofane appare puramente utopistico trova, col passare del tempo, riscontro nella realtà. Basti pensare alla capacità di resistenza e di sacrificio delle donne  ampiamente dimostrata dalle madri di plaza de Mayo, che non si sono arrese di fronte alla sanguinaria dittatura argentina; alle donne in nero di Belgrado contro la dittatura di Milosevic; alle irlandesi, che non reagivano ai lanci di sassi e alle bastonate che subivano; alle donne giapponesi e australiane che continuavano a lottare nonostante i ripetuti arresti. Fino ad arrivare al 2015 nel quale, in commemorazione dei bombardamenti su Gaza del 2014, le donne del movimento pacifista organizzarono l’Operazione digiuno, montando una tenda davanti alla residenza del primo ministro e digiunando a turno per 50 giorni, l’equivalente della durata del conflitto. E fu la stessa Huda Abuarqoub, direttrice regionale dell’Alleanza per la pace in Medio Oriente, ad affermare: "Sono qua con donne che hanno scelto coraggiosamente di intraprendere una strada che non è ancora percorsa. Una strada di speranza, amore, luce, dignità, inclusione e riconoscimento reciproco." E lottano per la pace, che è veramente possibile da conquistare, ma richiede un prezzo: la perdita di amici, familiari e tanto coraggio.
 Alla donna che lottava a favore della pace e che evitava la guerra spettava inoltre, e spetta tuttora, il compito di ricostruire quello che la guerra distrugge, dai campi agli ospedali, e tenere in vita l'arte, la musica e la poesia.

Come può la sua figura essere insignificante? Come può essere sminuita in tal modo in confronto agli uomini?
Eppure è stato dimostrato quanto sia stato significativo il ruolo della donna nella realizzazione della pace ed è necessario sottolineare che la promozione del diritto alla pace assicura il rispetto di tutti gli altri diritti, poiché favorisce la costruzione di una società all'interno della quale ai rapporti di forza subentrano rapporti di collaborazione in vista del bene comune. Quando non si reagisce alla violazione di uno dei diritti umani si pongono a rischio tutti gli altri. Bisogna difenderli tutti seriamente. Penso che solo quando una cultura dei diritti umani, rispettosa delle diverse culture, diventa parte fondamentale del patrimonio morale dell'umanità si può guardare con fiducia al futuro. Per fare tutto questo sono necessari la collaborazione di ogni forza sociale, il dialogo e la solidarietà.
E quella stessa mattina mi dilungai nelle mie ricerche - non si è mai troppo grandi per scoprire qualcosa di nuovo. E tra gli innumerevoli libri che avevano preso posto nel mio salotto, il mio sguardo si appuntò su un foglio bianco contenuto in uno di essi e, in quel momento, decisi di voler lasciare anch'io un mio segno, decisi di voler mettere per iscritto tutte le mie ricerche e piccole "scoperte", decisi di voler valorizzare il lavoro di tutte quelle donne che avevano creduto nella pace, che avevano creduto in se stesse.
Ed iniziai a riempire quel foglio bianco partendo proprio dalle affermazioni di giovani donne che avevano dato il loro contributo in questo lungo percorso.

"<<Sono contro la guerra che vuol dire distruzione, violenza, rovina. Nessuno dovrebbe essere per la guerra, soprattutto quando i grandi poteri mondiali si mettono contro un paese con una guerra iniqua che distruggerà ogni segno di progresso e riporterà il paese al Medioevo. Missili e bombe non pensano, colpiscono ed esplodono: non importa se sei un soldato o un civile, se sei giovane o vecchio, uomo o donna. Tu muori. Dove vai a nasconderti?>> (donna irachena)

<<Sogno la pace. Che gli occhi tristi e pieni di vendetta dei ragazzi cambino e torni in loro la speranza.>> (donna palestinese)
<<Fare la pace è una cosa difficile, richiede un prezzo. Richiede di avventurarsi in luoghi che non avete mai immaginato assieme alle vostre sorelle palestinesi. Vi farà perdere amici e sacrificare la famiglia. Se non siete pronte, fate un passo indietro>> (Gboee)
E adesso voglio rivolgermi a voi donne di ogni parte del mondo, vi invito a riflettere su questo tema di grande importanza, ad amare la pace, a volerla consolidare, a continuare il percorso iniziato dalle donne protagoniste delle storie che vi ho portato come esempio. Armatevi di coraggio, speranza e spirito di sacrificio per superare gli ostacoli che immancabilmente incontrerete, ma non lasciatevi abbattere, continuate la vostra strada a testa alta, difendete le vostre idee e metteteci tutte le vostre forze per realizzarle. Tanto è stato fatto, ma ancora tanto bisogna fare. Iniziate da quei Paesi in cui le donne vivono in una condizione di inferiorità, in cui avere una figlia è ritenuta una disgrazia, dove le donne vengono tenute nell'ignoranza, dove non sanno nulla d'igiene e delle prevenzioni delle malattie. Lottate anche per tutte quelle donne uccise da mariti, fidanzati, compagni o altri familiari. Lottate per Sara, Gloria, Vania, Fabiana, Rosamaria, Stefania, Giulia, Elisabeth e tante altre. Lottate e cercate di mettere un punto a tutto questo e da quel punto date inizio alla vostra storia, uscite dalla schiavitù in cui l'uomo vi ha lasciate cadere. Liberatevi di tutto questo, lottate per la vostra libertà, non abbiate paura di parlare, di spiegare le ali e di cambiare questa società. Dimostrate a tutti coloro che hanno sempre infangato il nostro nome quanto è bello essere donne."

Manila Scali, II A


0 commenti:

Posta un commento