martedì 2 febbraio 2016

Lettera a Oriana Fallaci

All’indomani degli attentati a Parigi, mi trovo a scrivere una riflessione, una delle tante.
Ho rabbia dentro di me, e tanta tanta tristezza; mi sento un po’ come Oriana Fallaci che all’indomani dell’11 settembre si siede alla  scrivania della sua casa di New York e scrive sull’accaduto fin quando non sfoga tutta la sua amarezza. L’articolo che scrisse si chiama “La Rabbia e l’Orgoglio” e fu pubblicato ne “Il Corriere della Sera” e all’epoca l’Italia venne divisa da una tempesta di svariati sentimenti al riguardo.
Io lessi quest’articolo solo poco tempo fa, e ha suscitato in me diverse emozioni, tra cui la confusione.

Cara Oriana,
sì, il tuo articolo ha suscitato in me confusione. Com’è che tu, proprio tu, abbia scritto parole che potessero contenere quel tipo di odio? Odio verso un’intera civiltà, senza distinzioni. Tu, che hai sempre combattuto per far sì che ci fosse un’unica distinzione nel mondo, quella del Bene e del Male. Come hai mai potuto pensare che non ci possono essere differenze tra una persona islamica che compie del bene e una persona islamica che compie del male?
Oriana, nelle righe precedenti ho, inconsapevolmente, creato un parallelismo tra me e te, ma io non sono te. Non sono di certo la grande giornalista e scrittrice che sei stata tu. Sono solo una ragazza a cui piace riflettere, che si pone delle domande, una di quelle che ama i tuoi libri, e una di quelle che non comprende il tuo ultimo articolo.
Forse è la vecchiaia, o la vicinanza alla fine della vita, che porta ad un punto senza ritorno, in cui la tolleranza non ha più spazio, in cui non si riesce più a sopportare i misfatti che a volte sembrano opprimere il mondo con la loro cattiveria. E io cerco di convincermi che è stato questo a portarti a scrivere quelle cose.
Ma no Oriana, io non voglio cedere a quella cattiveria, io dalla mia rabbia voglio far nascere altro, io non mi unisco a lei, sarebbe troppo facile, io ho la vita di fronte a me, e ancor di più ho la passione per la vita!
Ne” la rabbia e l’orgoglio” hai sputato odio verso tutti i popoli islamici, hai criticato le loro tradizioni così lontane dalle nostre. Ma ti capisco quando hai detto di disprezzare il fatto che le donne debbano indossare il burqa, o che non possano andare dal medico, o la pena di morte per chi beve alcool o  fa qualcosa di contrario alla legge di dio. Dopo aver elencato queste cose hai concluso con l’affermazione “E anche questo sta nel Corano”, ma Oriana, io ho avuto il modo di poter parlare con una ragazza di religione islamica della mia scuola, Ilham, la quale ha affermato che nel Corano non c’è una sola parola che possa incitare all’odio, che non si parla di pena di morte, che no, non è mai stato detto che le donne non debbano andare dal medico per farsi curare perché, come ha detto lei “quale dio lascerebbe morire una sua creatura?” ,per quanto riguarda il velo che le donne indossano, nel Corano c’è scritto che le donne devono coprire i capelli , ma il farlo o meno è una scelta loro, o del loro marito, padre, fratello. Ecco, il problema non è il Corano, è il modo di attuare ciò che c’è scritto (come accade anche nel resto delle religioni), è il modo di pensare che la donna sia un oggetto da usare a proprio piacimento, come se non avesse un pensiero proprio, e questo ha un altro nome: MASCHILISMO.
Se è per questo, maschilismo è anche aver attribuito ad una donna, Eva, il peccato originale. Come mai è proprio la donna, nella tradizione, ad essere vulnerabile, a farsi convincere dal diavolo?

Ma io non trovo molte differenze tra chi uccide in nome di Allah, e  chi,non solo dopo gli attentati, ma anche prima, osa pensare e dire “E noi li accogliamo nel nostro paese, dovrebbero annegare tutti, uomini, donne e bambini con i loro barconi!” e al tempo stesso si reputa Cristiano e si reca tutte le domeniche nella Casa di Dio. E poi, come si fa a non capire che le persone che cercano di raggiungere il nostro paese sfidando la morte sono persone che scappano proprio dalla guerra!Ma no, il nostro cuore sembra perdere la sua corazza solo quando l’orrore tocca le nostre strade, strade di un’Europa ricca e istruita, ma non ce ne curiamo troppo quando gli attentati colpiscono persone di un’altra etnia, o gli islamici stessi o ancora o quando DONNE E UOMINI curdi perdono la vita perché combattono in prima fila contro chi vuole portare solo odio e distruzione per un estremismo del loro pensiero, un pensiero concepito dalla sete di potere, che si distacca molto dal pensiero base di ogni religione: l’amore per il prossimo.
Oriana, io vorrei dire a tutti coloro che alla violenza rispondono con la violenza, dettata solo dalla paura e dall’incomprensione del diverso, che sono solo dei complici, non dell’isis, ma di un odio generalizzato, che può portare solo alla distruzione. E non è questo che ci può appartenere, non è questo che ci deve unire, è la voglia di pace, la voglia di vita che dovrebbe appartenerci!
E io qui volevo arrivare Oriana,volevo dirti che qui non si tratta di religione, di dio, qui si tratta di qualcosa di diverso, lo possiamo chiamare mancanza di etica, assenza di amore, ignoranza, ma la ragione di questi attentati non può essere un dio, come non è la ragione dell’odio scaturito dopo (ma anche prima) degli attentati verso gli islamici.
Ma io, Oriana, oggi, vicino alla parola odio voglio scrivere la parola amore.

Adesso ti saluto Oriana, e ti ringrazio anche se, probabilmente, se mai potessi leggere queste parole che non hanno compreso le tue, le disprezzeresti non comprendendo le mie. Ma ti ringrazio lo stesso, perché con i tuoi libri e con il tuo stesso vivere mi hai insegnato quanto è importante la ribellione all’oppressione, l’alzare la voce contro chi non vuole la tua libertà; hai innescato in me diverse riflessioni, a cui devo il mio  apprezzamento per la storia biblica di Adamo ed Eva, e di quando Eva creò quella che per me è ribellione e non peccato.

 Alessandra Cananzi 

0 commenti:

Posta un commento