Il 18 Luglio 1914, alle
porte della prima guerra mondiale, a Ponte a Ema, una frazione di Firenze,
nacque Gino Bartali: un grande ciclista, una
persona straordinaria, di saldi principi, un modello da seguire per tutti noi,
un eroe per i circa ottocento ebrei che ha salvato dagli orrori dei campi di
concentramento. Lo vediamo per la prima volta volare
in sella ad una bici intorno agli anni trenta, durante la quinta edizione della
Coppa Bologna, la terza prova del campionato dilettanti, che vinse.
Professionista dal 1934 al 1954, vinse tre Giri d’Italia, nel 1936-1937-1946, e
due Tour de France. Il primo nel 1938, anno in cui il regime fascista gli aveva
chiesto di non partecipare al giro d’Italia per preparare questa importante
gara francese. Ed il secondo nel 1948: Bartali fu l’unico tra i big a
partecipare in quanto Coppi, non sentendosi pronto, aveva deciso di non
gareggiare. Nessuno credeva in una sua vittoria, sia perché la sua squadra non
era delle migliori, e soprattutto per la sua età. Aveva 34 anni, molti per chi
decide di correre. Ma stupisce tutti arrivando primo al traguardo e
dimostrando, nonostante tutto, di essere ancora il migliore. Si ricorda
soprattutto la sua rimonta sulle Alpi, dove recuperò gli oltre venti minuti che
lo superavano da Bobet. Secondo molti la sua vittoria aiutò a distogliere il
mondo dall’attentato di cui era stato vittima Togliatti. Si racconta che Alcide
de Gasperi e Andreotti incitarono il ciclista chiedendogli un’impresa epica in
modo da poter riappacificare gli animi. Al suo rientro dalla Francia ricevette
un invito dallo stesso De Gasperi che gli chiese cosa avrebbe voluto come
regalo per la straordinaria vittoria, e lui rispose con una battuta: ”Vorrei
non pagare più le tasse”. Era una persona a cui piaceva scherzare, un campione
che non si lasciava scoraggiare dalle maldicenze sul suo conto, dalla fatica,
dai dolori, ma era sempre pronto a superare ogni ostacolo sapendo di potercela
fare. E questo cercò di insegnarlo anche al suo eterno rivale, Fausto Coppi:
nel Giro d’Italia del 1940 Bartali subì un infortunio e la sua squadra punta su
Coppi. Ma durante una salita il giovane ciclista, in preda ai dolori, decise di
abbandonare quando Bartali, vedendolo, torna indietro, lo fece risalire sulla
bici e gli disse: “Coppi sei un acquaiolo! Ricordatelo! Solo un acquaiolo!”,
cioè soltanto un portatore d’acqua e non un campione che lotta fino alla fine.
Ma Bartali era soprattutto un uomo umile, giusto e coraggioso. Il periodo in
cui corse è infatti quello della seconda guerra mondiale. È sarà proprio a
causa della guerra che le gare saranno interrotte per circa cinque anni,
durante i quali lavora come riparatore di ruote di biciclette. Bartali, nel suo
piccolo, decise di lottare contro la guerra. Durante il consueto discorso da
vincitore, invece di ringraziare il Duce, come facevano tutti gli sportivi,
ringraziava i suoi tifosi, e portava il bouquet del vincitore davanti alla
statua della Madonna a Notre Dame. Un affronto per il Duce che, come ci
racconta il figlio del campione, Andrea, fu comunque costretto ad invitarlo a
Roma. Quando Bartali si presentò alla sede del Governo, il Duce si fece
aspettare per oltre due ore e, dopo essersi complimentato con lui, gli donò una
medaglia d’oro che, qualche tempo dopo, si rivela falsa e che viene perciò
buttata dal campione nell’Arno. Andrea Bartali ci racconta anche che
l’Arcivescovo di Firenze, che conosceva bene il padre, gli chiese di diventare
il postino segreto di un’organizzazione clandestina in soccorso agli ebrei.
Bartali avrebbe dovuto recarsi periodicamente ad Assisi nascondendo nella bici
dei documenti che sarebbero diventati carte d’identità false e che avrebbero
permesso agli ebrei di fuggire e salvarsi. Per questo Bartali insistette nel
volere come percorso di allenamento quello tra Firenze e Assisi. Durante i
periodici viaggi portava sempre una maglietta con su scritto “Gino Bartali” per
poter essere subito riconosciuto. Ai posti di blocco scherzava con i soldati
cercando di non far trasparire alcuna emozione, dicendo che non poteva fermarsi
perché era troppo sudato o perché la gomma si stava sgonfiando e doveva correre
dal meccanico. Così facendo salvò circa ottocento ebrei dalla sofferenza e
morte sicura.
Alla
fine del suo racconto Andrea ci rivela come il padre voleva che ciò non si
sapesse, perché per lui “Il bene si fa ma non si dice”.
Nel Maggio 2005 l’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio
Ciampi, consegna alla moglie una medaglia d’oro al valor civile.
Nel 2011 Bartali viene inserito tra i Giusti dell’Olocausto nel Giardino
dei Giusti del Mondo di Padova. Mentre nel 2013 viene nominato “Giusto tra le
Nazioni” dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime
dell’olocausto.
Bisogna ricordare,
oltre tutti coloro che sono morti nei campi di concentramento, anche coloro che
hanno provato a cambiare le cose, persino a costo di rischiare la propria vita
e tra loro anche questo campione dal naso triste come una salita e gli occhi
allegri da italiano in gita, come canta Paolo Conte.
Enrica Cosentino e Alessia Marvaso
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