sabato 5 gennaio 2019

"Chi ti ha insegnato che nulla si può cambiare voleva solo un altro schiavo"



Anche quest’anno il 17 novembre in tutta Italia, e non solo, gli studenti sono scesi in piazza a manifestare animati dalla delusione per le scelte del governo, dall’insoddisfazione per un paese che diventa ogni giorno meno accogliente per i ragazzi, dal radicato desiderio di cambiamento. La data non è casuale; a partire dal 1941, infatti, questo giorno viene celebrato come “Giornata Internazionale per i diritti degli studenti e la loro libera espressione” in memoria degli studenti che nel 1939 in Cecoslovacchia furono uccisi dalle autorità naziste e di molti altri che, dopo di loro, hanno continuato una lotta incessante per se stessi e per i posteri. Negli anni questo giorno è diventato simbolo delle lotte dei giovani, i quali molto spesso, inascoltati e messi da parte, si vedono non soltanto sempre più ostacolati nella realizzazione di se stessi e del proprio futuro e privati dei mezzi necessari a farlo, ma tante volte anche resi fragili dall’assenza di speranza e di prospettive.
L’Istituto V. Gerace è stato, anche quest’anno, parte attiva dell’organizzazione della giornata che si è svolta appunto a Cittanova, in piazza San Rocco. La manifestazione è cominciata con un corteo accompagnato da cori e striscioni (il titolo dell’articolo è una delle tante frasi scritte su di essi) e giunto fino in piazza dove oltre all’esibizione musicale da parte di ragazzi e ragazze di tutte le scuole, vari sono stati gli interventi da parte degli studenti. Molti sono i motivi per i quali ciascuno affermava di essere presente; c’è però, tra tutti, un filo conduttore ed è qualcosa che più di uno ha sottolineato; si tratta del non accettare le cose, del non pensare “Non è come vorrei, ma va bene”.  No! Non va per niente bene. Non possiamo semplicemente pensare che un giorno tutto cambierà improvvisamente, che il futuro ci verrà regalato senza alcuno sforzo. Ci sono cose che non vanno e anche se ormai da tempo riusciamo comunque a conviverci, non per tutti è così; non tutti hanno abbastanza voce, non tutti hanno la possibilità di essere ascoltati. Mettiamoci in testa che possiamo essere noi i prossimi a subire un’ingiustizia, a sentirci dire “tu no, mi dispiace”, a vederci chiudere in faccia una ad una le porte.  Dunque, giornate come questa sono occasioni da non perdere per noi ragazzi,  momenti che non saranno stati sprecati perché se ci sono motivi, cose per cui vale la pena battersi, il nostro futuro è sicuramente una di queste.
Francesca Perrelli VA

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