Esattamente, questo è l'ultimo album del rapper
calabrese Kento, nato a Reggio di Calabria ed emigrato a Roma nel 1995. Da sud
provengono le parole di Kento, il suo accento, le sue storie, la sua musica, il
suo cuore. L'mc meridionale è stato ospite del nostro liceo nell'ultima
assemblea di istituto, quando noi ragazzi, subito dopo le prove per la notte
bianca, ci siamo recati al cinema Gentile
di Cittanova, pronti ad accogliere i messaggi che Kento ha voluto trasmetterci
con l'hip hop. La giornata è stata basata totalmente sul confronto trattando
temi di attualità, soprattutto riguardo alla nostra terra, del mercato
musicale, del suo libro e ovviamente di hip hop. L'assemblea si è conclusa con
una dimostrazione di rap a cappella, alla vecchia maniera, dove le parole non
avevano bisogno di nessuna base strumentale, le rime come proiettili hanno
colpito i nostri cuori; allo stesso modo le parole della madre, che dopo aver
assistito all'intera assemblea si è voluta congratulare per non aver mai visto
un incontro del genere.
Queste sono alcune delle domande che i ragazzi hanno
fatto:
1) Nel tuo
ultimo album c’è una canzone intitolata Ribelle;
per te nel 2017 che vuol dire essere ribelle?
Per me ribelle significa avere la forza, la volontà,
il bisogno di esprimersi, di dire le cose, di esprimere dissenso, di non
allinearsi al pensiero unico che permea un po’ tutto, dalla politica alla tv, a
internet e al rap italiano.
2) Come
l’ascoltatore si deve approcciare al rap?
In maniera critica, non presupponendo che tutti i
rapper abbiano la verità in mano, non presupponendo che tutti i rapper siano
più intelligenti di voi che li ascoltate e facendovi sempre delle domande su
quello che andate ad ascoltare. Per come la vedo io, il rap è un genere molto
legato al concetto, cioè io non sono capace di dire tante parole senza
esprimere tanti concetti. Mi fanno un po’ di ammirazione e un po’ di paura i
miei colleghi che fanno dischi che durano un’ora pieni di parole in cui non c’è
neanche un concetto. Sicuramente voi avete il potere di dare successo o
fallimento a un rapper. Nel momento in cui comprate un disco, andate ad un
concerto o anche date una visualizzazione su YouTube dovete chiedervi se
l’artista lo merita, se l’artista dice delle stupidaggini dovete farglielo
sapere, anche perché con l’aiuto dei Social Network oggi è molto più
facile.
Non sopporto i rapper che parlano di codeina o
sciroppo per la tosse come se fosse una fosse cosa normale o giusta.
Praticamente si usano grosse dosi di sciroppo per la tosse alla codeina per
drogarsi, mescolandola alla sprite e ad altre bibite e se ne parla come se
fosse una cosa normale, più o meno tranquilla, che non fa niente. NO, ragazzi,
è l’esatto opposto, la codeina è un oppiaceo della stessa famiglia dell’eroina
e un rapper che parla con leggerezza di questa cosa a ragazzi anche più piccoli
di voi, si prende una responsabilità mostruosa. Quindi occhio, pensate con la
vostra testa, esercitate l’ascolto critico e vi giuro che bere un bicchiere di
oppiacei non è la stessa cosa di bere un bicchiere di vino, state attenti e
ragionate con il vostro cervello!
3) Che musica
ascolti?
Io non ascolto moltissimo rap italiano, però mi piace
molto Mezzosangue, Nitro, molta roba underground napoletana come mc oz, mi
piace Egreen che tra l’altro conosco ed è mio amico, mi piace Claver Gold. Non
è tutto bellissimo, ma non è tutto da buttare. Per quanto riguarda il rap
americano, dei giovanissimi ascolto Kendrick Lamar, Joey Badass, poi ovviamente
il rap degli anni novanta, essendo cresciuto durante la golden age del rap,
quindi i miei rapper preferiti in assoluto sono Tupac e Notourius B.I.G.
4) Qual è stata
la tua ispirazione per cominciare a fare musica?
Erano gli anni novanta, c’erano anche gruppi italiani
come i Sangue misto o i Colle der fomento. Mi sono accorto che con questo
genere musicale si potevano dire delle cose e siccome io avevo parecchio voglia
di dire delle cose e forse anche qualcosa da dire ho incominciato a scrivere.
Chiaramente dal cominciare a scrivere a farlo diventare qualcosa di più serio
passa parecchio tempo, ovviamente le prime cose che scrivevo io erano terribili
proprio, è un’arte che si perfeziona con il tempo. Sicuramente dal mio punto di
vista il fatto che ho preso la strada più lunga, la strada più difficile, mi ha
portato dei risultati a lungo termine. Anche voi, se scrivete rap, ma non solo
rap, se vi esprimete con la parola fateci caso, c’è un modo veloce e un modo
lento, a volte il modo veloce non è detto che sia il migliore; del resto
c’erano rapper di cui fino a due anni fa si parlava tantissimo, erano sulla
cresta dell’onda e adesso sono completamente spariti e questo la dice lunga,
quindi secondo me la strada più difficile è quella che porta più lontano.
5) Secondo te
quali sono i punti di forza e allo stesso tempo i punti deboli della nostra
regione?
Io penso che la forza della nostra Calabria non debba
essere tanto la nostra storia, seppur millenaria antica e importante, non debba
essere la nostra cultura, anch’essa millenaria antica e importante, né i nostri
stupendi paesaggi. Penso che la vera forza della Calabria debba essere la
nostra gente. Quindi tutto quello che io faccio, tutta la mia attività, anche essere
qui oggi e parlare con voi e parlare con i ragazzi, quindi il futuro della
nostra regione. Non sarei completamente sincero con voi se non vi dicessi che
chiaramente anche il peggio della nostra Calabria passa dalla nostra gente, non
tutto, ma buona parte; non siamo i soli ad avere la responsabilità di come
stiamo adesso, ma siamo i principali responsabili. Io penso che la Calabria sia
una terra di enorme contrasto, dove c’è il bellissimo e il bruttissimo, che
molto spesso vanno di pari passo. Appunto per questo è più importante, per voi
che siete qua e per chi rimane qua, cercare di essere dalla parte giusta e
cercare di fare leva su quanto di bello c’è, ed è tantissimo, piuttosto che
dare forza a quanto c’è di sbagliato e che ci affossa e ci continuerà ad
affossare se non facciamo qualcosa per cambiare.
6) Perché
scrivi?
Perché non posso fare a meno. Il fatto che chi scrive
lo fa principalmente per se stesso è vero, io non ho mai avuto il blocco dello
scrittore nella mia vita, io adesso potrei girarmi da questo lato prendere una
penna e scrivere una strofa, non ho problema.
Per me scrivere è un’esigenza, non riesco a farne a
meno, infatti cerco di non scrivere sempre, di prendermi dei giorni o delle
settimane intere di pausa, in modo che questa voglia e questo bisogno di
scrivere sia talmente forte che appena poggio la penna sul foglio poi è tipo
scrittura automatica. Le mie strofe più belle le ho scritte in una ventina di
minuti, proprio perché avevo delle cose da dire con urgenza e sono venute fuori
da sole, direttamente sul foglio.
Salvatore
Startari, V C
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