mercoledì 24 gennaio 2018

Da Sud

Da sud 

Esattamente, questo è l'ultimo album del rapper calabrese Kento, nato a Reggio di Calabria ed emigrato a Roma nel 1995. Da sud provengono le parole di Kento, il suo accento, le sue storie, la sua musica, il suo cuore. L'mc meridionale è stato ospite del nostro liceo nell'ultima assemblea di istituto, quando noi ragazzi, subito dopo le prove per la notte bianca, ci siamo recati al cinema Gentile di Cittanova, pronti ad accogliere i messaggi che Kento ha voluto trasmetterci con l'hip hop. La giornata è stata basata totalmente sul confronto trattando temi di attualità, soprattutto riguardo alla nostra terra, del mercato musicale, del suo libro e ovviamente di hip hop. L'assemblea si è conclusa con una dimostrazione di rap a cappella, alla vecchia maniera, dove le parole non avevano bisogno di nessuna base strumentale, le rime come proiettili hanno colpito i nostri cuori; allo stesso modo le parole della madre, che dopo aver assistito all'intera assemblea si è voluta congratulare per non aver mai visto un incontro del genere.
Queste sono alcune delle domande che i ragazzi hanno fatto:

1) Nel tuo ultimo album c’è una canzone intitolata Ribelle; per te nel 2017 che vuol dire essere ribelle?
Per me ribelle significa avere la forza, la volontà, il bisogno di esprimersi, di dire le cose, di esprimere dissenso, di non allinearsi al pensiero unico che permea un po’ tutto, dalla politica alla tv, a internet e al rap italiano.

2) Come l’ascoltatore si deve approcciare al rap?
In maniera critica, non presupponendo che tutti i rapper abbiano la verità in mano, non presupponendo che tutti i rapper siano più intelligenti di voi che li ascoltate e facendovi sempre delle domande su quello che andate ad ascoltare. Per come la vedo io, il rap è un genere molto legato al concetto, cioè io non sono capace di dire tante parole senza esprimere tanti concetti. Mi fanno un po’ di ammirazione e un po’ di paura i miei colleghi che fanno dischi che durano un’ora pieni di parole in cui non c’è neanche un concetto. Sicuramente voi avete il potere di dare successo o fallimento a un rapper. Nel momento in cui comprate un disco, andate ad un concerto o anche date una visualizzazione su YouTube dovete chiedervi se l’artista lo merita, se l’artista dice delle stupidaggini dovete farglielo sapere, anche perché con l’aiuto dei Social Network oggi è molto più facile.  
Non sopporto i rapper che parlano di codeina o sciroppo per la tosse come se fosse una fosse cosa normale o giusta. Praticamente si usano grosse dosi di sciroppo per la tosse alla codeina per drogarsi, mescolandola alla sprite e ad altre bibite e se ne parla come se fosse una cosa normale, più o meno tranquilla, che non fa niente. NO, ragazzi, è l’esatto opposto, la codeina è un oppiaceo della stessa famiglia dell’eroina e un rapper che parla con leggerezza di questa cosa a ragazzi anche più piccoli di voi, si prende una responsabilità mostruosa. Quindi occhio, pensate con la vostra testa, esercitate l’ascolto critico e vi giuro che bere un bicchiere di oppiacei non è la stessa cosa di bere un bicchiere di vino, state attenti e ragionate con il vostro cervello!

3) Che musica ascolti?
Io non ascolto moltissimo rap italiano, però mi piace molto Mezzosangue, Nitro, molta roba underground napoletana come mc oz, mi piace Egreen che tra l’altro conosco ed è mio amico, mi piace Claver Gold. Non è tutto bellissimo, ma non è tutto da buttare. Per quanto riguarda il rap americano, dei giovanissimi ascolto Kendrick Lamar, Joey Badass, poi ovviamente il rap degli anni novanta, essendo cresciuto durante la golden age del rap, quindi i miei rapper preferiti in assoluto sono Tupac e Notourius B.I.G.

4) Qual è stata la tua ispirazione per cominciare a fare musica?
Erano gli anni novanta, c’erano anche gruppi italiani come i Sangue misto o i Colle der fomento.  Mi sono accorto che con questo genere musicale si potevano dire delle cose e siccome io avevo parecchio voglia di dire delle cose e forse anche qualcosa da dire ho incominciato a scrivere. Chiaramente dal cominciare a scrivere a farlo diventare qualcosa di più serio passa parecchio tempo, ovviamente le prime cose che scrivevo io erano terribili proprio, è un’arte che si perfeziona con il tempo. Sicuramente dal mio punto di vista il fatto che ho preso la strada più lunga, la strada più difficile, mi ha portato dei risultati a lungo termine. Anche voi, se scrivete rap, ma non solo rap, se vi esprimete con la parola fateci caso, c’è un modo veloce e un modo lento, a volte il modo veloce non è detto che sia il migliore; del resto c’erano rapper di cui fino a due anni fa si parlava tantissimo, erano sulla cresta dell’onda e adesso sono completamente spariti e questo la dice lunga, quindi secondo me la strada più difficile è quella che porta più lontano.

5) Secondo te quali sono i punti di forza e allo stesso tempo i punti deboli della nostra regione?
Io penso che la forza della nostra Calabria non debba essere tanto la nostra storia, seppur millenaria antica e importante, non debba essere la nostra cultura, anch’essa millenaria antica e importante, né i nostri stupendi paesaggi. Penso che la vera forza della Calabria debba essere la nostra gente. Quindi tutto quello che io faccio, tutta la mia attività, anche essere qui oggi e parlare con voi e parlare con i ragazzi, quindi il futuro della nostra regione. Non sarei completamente sincero con voi se non vi dicessi che chiaramente anche il peggio della nostra Calabria passa dalla nostra gente, non tutto, ma buona parte; non siamo i soli ad avere la responsabilità di come stiamo adesso, ma siamo i principali responsabili. Io penso che la Calabria sia una terra di enorme contrasto, dove c’è il bellissimo e il bruttissimo, che molto spesso vanno di pari passo. Appunto per questo è più importante, per voi che siete qua e per chi rimane qua, cercare di essere dalla parte giusta e cercare di fare leva su quanto di bello c’è, ed è tantissimo, piuttosto che dare forza a quanto c’è di sbagliato e che ci affossa e ci continuerà ad affossare se non facciamo qualcosa per cambiare.

6) Perché scrivi?
Perché non posso fare a meno. Il fatto che chi scrive lo fa principalmente per se stesso è vero, io non ho mai avuto il blocco dello scrittore nella mia vita, io adesso potrei girarmi da questo lato prendere una penna e scrivere una strofa, non ho problema.
Per me scrivere è un’esigenza, non riesco a farne a meno, infatti cerco di non scrivere sempre, di prendermi dei giorni o delle settimane intere di pausa, in modo che questa voglia e questo bisogno di scrivere sia talmente forte che appena poggio la penna sul foglio poi è tipo scrittura automatica. Le mie strofe più belle le ho scritte in una ventina di minuti, proprio perché avevo delle cose da dire con urgenza e sono venute fuori da sole, direttamente sul foglio.
Salvatore Startari, V C

0 commenti:

Posta un commento