martedì 2 febbraio 2016

La forza della lingua Latina


Itaque de nobis fabula narratur : E così questo racconto parla di noi.
Dicembre 2015, sono passati più di duemila anni dalla nascita della lingua latina. Oggi abbiamo tutto a disposizione, tutto quello che ci serve per la vita quotidiana. E allora perché è ancora così importante studiare il latino? Perché investire tempo e risorse per una lingua che oggi non si parla più e in questo mondo guidato dalla tecnologia e con tanti altri problemi?
Abbiamo mai pensato che questa fu la lingua con la quale Virgilio, Cicerone, Cesare, i discepoli stessi, gli uomini di Chiesa e Carlo Magno ma anche solo il popolo romano hanno scritto per secoli e secoli opere, tragedie e commedie, canti, testi di tutti i generi nella stessa lingua che noi oggi studiamo? Abbiamo mai pensato al patrimonio che abbiamo nelle nostre mani, al fatto che il latino ha influenzato secoli di civiltà e che coloro che lo parlavano erano collocati tra i gradini più alti della società? Che effetto fa sapere che noi oggi lo possiamo conoscere ed usare, così come è successo nel VI secolo a.C?
Riflettiamo bene su queste domande. Pensiamo a tutto questo prima di studiare il latino, pensiamo alla ricchezza che abbiamo, al fatto che possiamo smontarla, rimontarla e renderla una lingua nuova, moderna e pronta all’uso.
Pensiamo ancora alla pluralità che i termini latini indicano: chi saprebbe tradurre con una sola parola una voce come “pietas”? O ancora la voce “dignitas”?  Il latino è una lingua severa, che distingue il “disertus”, l’abile parlatore, dall’ “eloquens”, colui che parla bene.
Il latino nobilita l’arte del parlare ed è necessario soprattutto per noi giovani, che abbiamo bisogno di riprendere il significato letterale delle parole, che spesso in questa nostra società assumono un’accezione negativa: pensiamo, ad esempio, al verbo “competere”, che oggi è alla base dei rapporti umani, deriva dal latino “cum-petere” che invece significa “dirigersi insieme nella stessa direzione” ed assume un significato molto diverso da quello odierno che eliminando il “cum” dà l’idea di un rapporto di “uno contro tutti”. L’incuria delle parole - diceva Platone - è una delle cause principali della volgarità, e parlare scorrettamente fa male all’anima.
Perciò il latino non è né un reperto archeologico, né un mestiere per pochi, non è neppure, nonostante lo dobbiamo studiare, soltanto una materia. È invece, uno strumento e un veicolo della trasmissione e dell’eredità del sapere da Atene fino ai giorni nostri.
Quindi, il solo consiglio da dare è che è inevitabile la conoscenza, ancora oggi, della nostra lingua: infatti, la lingua latina oggi, nemmeno ci appartiene, ma siamo noi ad appartenere ad essa.
                                                       Annalaura Taverna



                                                                                            

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