Le dita impresse contro il vetro che separa
dall’obitorio, che distacca dall’amore familiare, che lascia indietro la vita
per far spazio alla morte. Ma la morte di Stefano Cucchi è stata dettata da
violenza ingiustificata proprio da parte di coloro nei quali i cittadini onesti
ripongono la propria fiducia. Ho sentito il dolore, ho potuto ascoltare le urla
soffocate, ho assistito all’ingiustizia di un sistema che insabbia, che infanga.
Con la regia di Alessio Cremonini, “Sulla mia pelle” è il film che attraverso
le immagini forti di luoghi desolati, freddi, claustrofobici perché sprangati
da eventuali permessi non concessi e da assenza di umanità e morale, riescono
bene a far trapelare i tormenti che affliggono chi vi è rinchiuso. Di
particolare effetto emotivo è il momento in cui Stefano, interpretato
splendidamente da Alessandro Borghi, viene condotto in caserma e si intuisce,
senza bisogno di vedere, la gravità dell’atto commesso, che a seguito di varie
vicissitudini in cui tutti si fingono ciechi di fronte all’evidenza, avrebbe
portato alla morte prematura di un ragazzo pieno di vita. Lo scopo del film è
quello di dar spolvero e luce a tali atteggiamenti che arrecano dolore a famiglie
comuni che a causa del sistema, saturo di ingiustizie, spingono le mani contro
quel vetro che si porta via l’amara verità.
Monica
Crimeni, VA
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