domenica 28 febbraio 2016

Riflessioni sulla shoah

“Innocenti all’orrenda agonia
votaste decidendone la sorte
e quanto giusta pensate che sia
una sentenza che decreta la morte?”
     ( Fabrizio De Andrè)
Nel nome di una bandiera, di una fede religiosa, di un ideale politico, della giustizia, della libertà, dei valori e dei diritti, nel mondo si fa la guerra, e se pur fra Stati e Nazioni diverse, fra schiavi e padroni, è sempre un conflitto fra popoli, fra uomini, contro l’umanità: è  l’arma più potente che l’uomo abbia in possesso per autodistruggersi. Se si arriva alla guerra, significa non riuscire a dialogare e comunicare.
E’opinione abbastanza comune, inoltre, che l’ uomo che uccide un altro uomo è da considerarsi alla stregua di una bestia, e forse nemmeno: difficilmente infatti, accade che animali della stessa specie si uccidano a vicenda.
L’avversione contro gli ebrei, è un caso particolare di un fenomeno
  più vasto, e cioè l’ avversione contro chi è diverso da noi.
L’uomo è certamente un animale, ma guai se tutte le spinte zoologiche che regnano in esso dovessero essere tollerate.
Le leggi umane, per certi versi, servono anche a limitare
questi impulsi animaleschi. Possiamo dire quindi, che l’ antisemitismo sia un fenomeno di intolleranza.  Poiché essa insorge, occorre che fra i due gruppi a contatto esiste una differenza percettibile: può essere fisica (neri e bianchi, bruni e biondi) , ma nella nostra complicata civiltà siamo sensibili a differenze più sottili, quali la lingua, o addirittura il dialetto, o l’ accento,
la religione, il modo di vestire, le nostre abitudini.
La tormentata storia del popolo ebreo ha fatto si che quasi ovunque essi manifestassero uno o più di questi difetti.
Nella pratica quotidiana dei campi di sterminio trovano la loro realizzazione l’odio e il disprezzo diffusi dalla propaganda nazista.
Qui non c’ era solo la morte, ma una moltitudine di dettagli maniaci e simbolici, tutti tesi a dimostrare e confermare che gli ebrei, i zingari, gli omossessuali e gli slavi sono bestiame e immondezza. Si ricordi il tatuaggio di, che imponeva agli uomini il marchio che si usa per i buoi, il viaggio in vagoni del bestiame, mai aperti, in modo da costringere uomini, donne e bambini a giacere nelle proprie lordure, il numero di matricola in sostituzione del nome, l’ empio sfruttamento dei cadaveri, trattati come una qualsiasi anonima materia prima; gli uomini e le donne degradati a cavie, su cui sperimentare medicinali per poi sopprimerli.
Svariate sono state le spiegazioni a questo genocidio: nel rileggere le cronache del nazismo, dai suoi torbidi inizi alla sua fine convulsa, non riesco a sottrarmi all’ impressione di una generale atmosfera di follia incontrollata che mi pare unica nella storia.
Questo sbandamento viene di solito spiegato postulando la combinazione di molti fattori diversi, il maggiore di questi sarebbe la personalità irruente di Hitler. E’ certo che le sue personali ossessioni, la sua capacità d’ odio l’ hanno spinto fino a tal punto. Non mi sembrano, però spiegazioni adeguate, non è lecito spiegare un avvenimento storico, o per meglio dire, una tragedia, riversandone le colpe su un unico individuo.
Il mondo in cui noi occidentali oggi viviamo presenta molti e gravissimi difetti e pericoli, ma rispetto al mondo di ieri gode di un gigantesco vantaggio :tutti possono subito sapere tutto. E’ tutto facile: se vuoi senti la radio, vai in edicola e scegli il giornale che preferisci; compri e leggi i libri che vuoi. Certo non è agevole sottrarsi a tutti i condizionamenti, ma almeno si può scegliere il condizionamento che si preferisce.
In uno stato autoritario la realtà è un’ altra, la verità è una sola, proclamata dall’ alto, i giornali sono tutti uguali, tutti ripetono questa stessa e unica verità.
Quanto ai libri, vengono pubblicati solo quelli graditi dallo Stato.
Dei libri non graditi di epoche precedenti si fanno pubblici falò nelle piazze. Si può affermare quindi, che all’ informazione si sostituisce la propaganda. E’ chiaro che in queste condizioni diventa possibile cancellare frammenti anche grossi della realtà. Sapere, e far sapere, era un modo di prendere le distanze dal nazismo ; penso che il popolo tedesco, nel suo complesso, non vi abbia fatto ricorso e di questa deliberata omissione lo ritengo pienamente colpevole. Nell’ odio nazista non c’è razionalità. Non possiamo capirlo, ma possiamo e dobbiamo comprendere da dove nasce e stare in guardia. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, anche la nostra coscienza può essere sedotta e oscurata. Per questo, meditare su quanto è avvenuto è UN DOVERE DI TUTTI.
Ognuno di noi deve sapere che Hitler e Mussolini quando parlavano venivano applauditi, ammirati e adorati come dei del popolo; le idee che proclamavano talvolta erano sciocche e crudeli, ma vennero osannate e seguite fino alla morte di milioni di persone. Occorre dunque essere diffidenti con chi cerca di convincerci, dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio o la nostra volontà. Poiché è difficile distinguere i profeti veri dai falsi, è bene dubitare di tutti.
Il giorno della memoria deve essere per ognuno di noi uno strumento, un modo per ricordare le terribili atrocità della guerra e delle sue vittime, un modo per urlare al mondo intero “MAI PIU’”.
Ilaria Mandaglio

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