Sono passati anni dall'esplosione, ma siamo ancora lontani
dal sopravvivere. Perdiamo dei soldati continuamente, il conto è di dieci ogni
notte: i numeri non sono a nostro favore. Il fuoco è acceso, una singola
fiammella nell'immensa oscurità. Dei versi iniziano a sentirsi, e preannunciano
qualcosa di terribile: la morte che incombe su di noi. La metropolitana è stata
la nostra casa per anni, ma ora ci avevano trovati. Imbracciai il fucile e mi
tastai la tasca destra: un improvviso colpo d'ansia mi pervase: era il mio
unico caricatore di riserva. Mi voltai e guardai dietro di me: il mio compagno
era scomparso, l'avevano preso, dovevo contare solo sulle mie forze. Accesi la
torcia sottocanna e avanzai verso l'ala Nord. Un suono inconfondibile
riecheggiò nella metropolitana, molto simile a quella di un Predator. Amavo
quel film da ragazzo, ma non credevo avrei dovuto fronteggiare qualcosa di
simile un giorno, e quel giorno era arrivato. Ne sentii un altro provenire
dietro di me, quello precedente si fece più forte e chiaro, sentivo i suoi
passi felpati e il suo respiro affannoso. Un brivido mi attraversò la schiena,
ma non perché ero circondato da due esseri, ma poiché sapevo che cosa fossero.
Avrei potuto avere fortuna di sparare a qualche Glown, ma oggi non era il mio
giorno fortunato, oggi era la mia fine. Sentii afferrarmi le spalle da due
zampe con artigli enormi, io diedi una gomitata con un impulso e riflesso
incredibile e sparai senza aspettare una frazione di secondo: il mostro era a
terra, con un buco di trenta centimetri di diametro nel petto. Un artiglio mi
dilaniò la gamba sinistra, mi voltai nuovamente al primo stronzo che si era fatto sentire e gli diedi un piccolo regalo
sulla testa per ricambiare lo squarcio che mi aveva appena fatto alla gamba. Zoppicai
verso la mia base, la torcia illuminò uno spettacolo che avrei preferito
risparmiare ai miei occhi e al mio stomaco: il mio amico era stato maciullato.
Gli mancava metà del corpo, le gambe erano state dilaniate. Vidi a terra e
notai che una scia di sangue era dietro di lui: cercava di raggiungermi...se
solo Barn non fosse stato muto avrei potuto salvarlo. I sensi di colpa mi
afflissero, ma accantonai immediatamente il dolore, continuai a proseguire
nella stessa direzione. Ancora quel suono alle mie spalle, simile al cigolio di
una porta ma molto più metallico, come se una sega cercasse di tagliare
l'acciaio. Questa volta erano più di due, sentivo almeno cinque di quei
bastardi. Saltellando e zoppicando cercai di raggiungere la porta davanti a me,
gettai il caricatore, frugai nella tasca freneticamente, afferrai il caricatore
e vidi dentro: un solo proiettile. Cinque di loro e un proiettile. Non ero
bravo in matematica ma sapevo che le probabilità erano a mio sfavore, cosi
sparai a caso nell'oscurità, due scapparono, li sentii correre nella direzione
opposta, gli altri tre erano più tenaci...e affamati. […]
Tratto da Light in the darkness, di Vincenzo Pugliese. Per
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